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L'EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI BENESSERE

L'EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI BENESSERE

L'EVOLUZIONE DEL CONCETTO DI BENESSERE

Il concetto di benessere, nel corso degli anni, ha subito numerose modifiche e ampliamenti che hanno condotto ad una visione del termine più ampia e completa non più incentrata sull’idea di assenza di patologie, ma come uno stato complessivo di buona salute fisica, psichica e mentale. Questa visione è punto cardine di molte discipline e correnti di pensiero filosofico, occidentali e orientali, con recenti conferme in campo medico-scientifico. Comunemente il benessere viene percepito come una condizione armonica tra uomo e ambiente, risultato di un processo di adattamento a molteplici fattori che incidono sullo stile di vita. Anche nel rapporto della Commissione Salute dell’Osservatorio Europeo su sistemi e politiche per la salute, è stata proposta la definizione di benessere come “lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di ben-essere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società”. Come si legge nel Rapporto, tutti e cinque gli aspetti sono importanti, ma ancora più importante è che questi siano tra loro equilibrati per consentire agli individui di migliorare il loro benessere.

Una sana e corretta alimentazione rappresenta un punto cardine e del concetto
di benessere a 360 gradi
Una sana e corretta alimentazione rappresenta un punto cardine e del concetto di benessere a 360 gradi

Una sana e corretta alimentazione rappresenta un punto cardine e del concetto di benessere a 360 gradi

La società moderna, largamente urbanizzata, è caratterizzata da una forte sedentarietà e da una ampissima scelta di cibo di scarsa qualità, povero di nutrienti, poco costoso, ma altamente calorico. Queste caratteristiche rendono il mondo occidentale fortemente tendente ad obesità, ipertensione arteriosa e diabete mellito con tutte le problematiche di salute e malattie cronico-degenerative correlate. Al contrario è noto come l’uomo si sia evoluto in un ambiente con risorse alimentari limitate e soggetto a periodi ciclici di carestie. Una pressione ambientale di questo tipo ha fatto sì che si selezionasse il cosiddetto genotipo risparmiatore (thrifty gene hypothesis) (1) che, in condizioni di alterna presenza di risorse nutrizionali, è in grado di far accumulare grassi più facilmente. I grassi di deposito stoccati, grazie ad una maggiore resistenza insulinica, verranno poi utilizzati con parsimonia nei periodi di carestia. Questa caratteristica fenotipica, vincente nei secoli caratterizzati dalla presenza non costante di risorse alimentari, diventa invece perdente per l’uomo della società moderna. Il cibo è diventato un bene di consumo ed è presente 24 ore su 24 e reperibile 365 giorni l’anno senza un’alternanza stagionale esponendo l’uomo a tutte le malattie dismetaboliche quali obesità, ipertensione e diabete.
L’effetto negativo di ciò si osserva attualmente in popolazioni che fino a qualche decennio fa vivevano in modo tradizionale e solo recentemente sono state “civilizzate” con l’alimentazione occidentale e lo stile di vita “comodo” e quindi sedentario; è il caso della tribù dei Pima, nativi americani dell’Arizona, che rappresentano un esempio vivente di questa transizione di stili di vita con il conseguente raggiungimento di livelli di diabete ed obesità elevatissimi
(fino oltre il 75%). (2)

Il modello del bilanciamento energetico

Il modello del bilanciamento energetico

Con l’intento di arginare l’obesità, agli inizi del ‘900, si è fatto strada il modello basato sull’ipotesi del bilancio energetico che vede l’aumento del peso
corporeo come uno sbilanciamento tra energia in entrata (alimentazione) ed energia consumata (metabolismo basale + attività).

Figura 1: Modello del bilancio energetico
(fonte: https://www.dgphysique.com/post/eating-clean-vs-being-in-a-calorie-deficit)
Calorie introdotte = calorie consumate –> mantenimento del peso
Calorie introdotte < calorie consumate –> riduzione del peso
Calorie introdotte > calorie consumate –> aumento del peso
Questo modello centrato sulle calorie appare quindi limitato e non considera che il corpo umano ha un fabbisogno energetico al disotto del quale non bisognerebbe scendere, per non innescare meccanismi di difesa e risparmio energetico tipici del fenotipo risparmiatore

La spesa energetica e conseguenze sull’organismo

La spesa energetica e conseguenze sull’organismo

La spesa energetica totale nelle 24 ore (EE) è data dal Metabolismo Basale (RMR) (somma del dispendio di tutti gli organi e apparati) + Effetto Termico
del Cibo (TEF) (spesa energetica per la digestione dei cibi e gli assorbimenti) + Attività Motoria, divisa in Spontanea (NEAT) e Volontaria (Exercise).
E’ noto che la quota maggiore di dispendio energetico nelle 24 ore è data dal metabolismo basale (Resting Metabolic Rate) che rappresenta il costo, in
termini di energia, dell’essere vivi e funzionanti. Il TEF riguarda la digestione e l’assimilazione dei cibi e dipende molto dal tipo di alimenti (consistenza,
presenza di fibre, ecc.) e dalle condizioni metaboliche del soggetto. L’attività fisica volontaria è mediamente una percentuale inferiore rispetto alle attività
quotidiane involontarie. Molto banalmente, se un individuo con eccesso di peso, in grasso corporeo introduce troppe calorie rispetto ai suoi fabbisogni è evidente che mangiare meno (e muoversi di più) rappresenti una soluzione opportuna. Al contrario, per un soggetto con eccesso di grasso corporeo che mangia meno del suo fabbisogno basale, magari con un passato di diete ipocaloriche drastiche, una riduzione di apporti energetici difficilmente potrà essere una strategia efficace. Una riduzione calorica eccessiva, rispetto ai fabbisogni individuali, viene interpretata dal nostro sistema neuroendocrino come uno stress e spingerà l’organismo ad esprimere il cosiddetto fenotipo risparmiatore adeguandosi in tal modo alla restrizione calorica senza più perdere peso.

Bibliografia

1) Neel JV. Diabetes mellitus: a “thrifty” genotype rendered detrimental by “progress”? 1962. Am J Hum Genet.
2) Schulz LO. Effects of Traditional and Western Environments on Prevalence of Type 2 Diabetes in Pima Indians in Mexico and the U.S. 2006. Diabetes Care.

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